Vivere con l'epilessia

Perché nasconderla?

L'epilessia non è né una malattia mentale nè una malattia contagiosa, ma una sindrome patologica costituita dal ricorrere di crisi epilettiche.

Per molti secoli l'epilessia è stata tenuta nascosta in quanto le crisi epilettiche venivano associate ad interventi magici e demoniaci poiché inspiegabili con le leggi della medicina, allora conosciute.

Si dice che fossero affetti da questa patologia grandi personaggi della storia come Alessandro Magno, Giovanna D'Arco e Napoleone; per certo ne soffrivano Dostoevskij, Flaubert, Paganini e Van Gogh e quindi si può affermare con autorevolezza che l'epilessia non lede né le capacità intellettive dell'individuo, né il rendimento, la qualità o il successo della vita pratica, quotidiana, professionale e affettiva.

Come in tutte le patologie croniche, l'elemento più importante sta quindi nell'atteggiamento di chi circonda l'epilettico, per il quale, il problema più grosso, è quello di rivelare agli altri la propria condizione.

Le crisi epilettiche sono spesso favorite da stanchezza e da stress, alcol, luci fluorescenti e dal seguire immagini in movimento, come capita, ad esempio, guardando la televisione.

L'epilettico deve pertanto imparare ad evitare questi fenomeni scatenanti.

Nelle forme abituali, l'epilessia non porta alcuna menomazione nell'ambito della vita quotidiana e pertanto un epilettico deve soltanto evitare di fare lavori che potrebbero risultare pericolosi per sé e per gli altri.

Se la patologia è tenuta sotto controllo medico da almeno tre anni, l'epilettico può fare praticamente tutto, tranne il pilota di aerei, il militare ed il conducente di mezzi pesanti.

Nel caso l'epilettico sia un bambino, occorre mettere al corrente gli insegnanti, i quali dovranno essere educati sulle misure di sicurezza e di comportamento da adottare nel caso si scateni la crisi.

Gli epilettici possono praticare tutti gli sport eccetto nuoto, sci e free climbing.